Armature

XI secolo armature_1I cavalieri in età normanna indossavano la cotta d’arme, una tunica di pelle o stoffa grezza, imbottita all’interno e ricoperta di cerchietti in metallo. Questa rudimentale armatura divenne poi la cotta di maglia (tunica composta da piccoli anelli in ferro intrecciati), sotto cui veniva indossata una sottocotta imbottita. Alla cotta era attaccato il camaglio, una specie di cappuccio, sopra il quale, durante il combattimento, il cavaliere indossava l’elmo. Questo poteva essere di ferro o rame e aveva davanti una lamina che scendeva a coprire il naso (nasale) e dietro un’altra lamina più lunga per proteggere la nuca. Come armi vi erano uno scudo di legno a forma di mandorla cerchiato di ferro; la lancia, lunga almeno tre metri, con la punta a forma di foglia di salice, e soprattutto la spada, che il cavaliere portava sul fianco sinistro, con una lama a doppio taglio, larga e piatta.   XII-XIII secolo armature_2La cotta di maglia si evolve nel c.d. usbergo, che ricopriva l’uomo fino a mezza gamba ed era aperto davanti e dietro per permettergli di cavalcare; sotto l’usbergo il cavaliere indossava una gonnella di stoffa. L’elmo subisce delle modifiche fino ad arrivare all’elmo cilindrico, tutto chiuso, con solo dei fori per respirare e sentire e due fessure orizzontali per vedere, da indossare sopra il camaglio. Sopra l’usbergo si indossava una cotta di lino o seta per proteggere l’armatura dalla pioggia e dal sole. Spesso la tunica era decorata con lo stemma araldico e motti. Alla cotta di maglia si aggiungono maniche e cosciali metallici per proteggere gambe e braccia. I colpi subiti attraverso la cotta potevano provocare contusioni o fratture letali. Sulla cotta si cingeva la cintura, dalla quale pendeva la spada. All’armamento si aggiunge una seconda spada, più lunga; lo scudo diventa più piccolo e maneggevole, con i bordi arrotondati ma sempre con la punta acuta, per poterlo conficcare a terra se necessario. La lancia veniva impugnata sotto l’ascella, non più all’altezza dell’anca secondo l’uso normanno; a volte, per proteggere la mano, l’impugnatura era riparata da un padiglione. Anche il cavallo veniva coperto da una gualdrappa interamente decorata.   XIII-XIV secolo armature_3L’armatura inizia ad essere formata da piastre di ferro. Le spalle erano protette da due piastre legate sotto le ascelle e al coppo dell’elmo, poi sostituite dallo spallaccio completo, costituito da lame articolate e fissato alla clavicola. Le ginocchia era protette da ginocchietti di piastra, seguiti dagli schinieri. Sulle braccia venivano collocate le cubitiere, a cui poi si aggiungono i bracciali e i guanti di ferro; le manopole vengono perfezione fino a che le dita sono separate e coperte di scaglie. I piedi erano coperti da lamine, fermate alla suola della scarpa, poi si arriva alla scarpa ferro. I vari pezzi, collegati tra loro, venivano portati sopra l’usbergo, ma col tempo la maglia di ferro viene ridotta a un farsetto senza maniche e senza calze. Lo scudo diventa via via più piccolo e di forma triangolare. La sommità del camaglio viene fatta a forma di zuccotto, chiamata cervelliera, che veniva foderata e imbottita. La cervelliera in seguito si allungò e scese sulla nuca con una leggera curva. Ad essa era attaccato il camaglio che copriva guance e mento, e un nasale di piastra che poteva essere sganciato: nasceva così la barbuta. Simile alla barbuta era il bacinetto, a cui era attaccato un camaglio detto gorgiera o gorgerino.   XV secolo armature_4Col tempo le piastre vengono sagomate in modo da seguire i movimenti del cavaliere, tra loro incernierate o unite da perni o da stringhe di cuoio. Sotto la corazza si indossava una giubba imbottita, munita di cinghie in cuoio incerato, fatte passare attraverso dei buchi nella corazza e annodate. L’elmo diventa più piccolo, leggero, modellato sulla forma del capo e dotato di visiera mobile “a becco di passero”. Al posto dell’elmetto si usava spesso la celata, fornita di visiera, ma che lasciava scoperta la parte inferiore del viso, protetta, insieme al collo, dalla gorgiera; la piastra pettorale e quella dorsale, allacciate alle spalle e alla vita da cinghie, proteggevano il busto. Sulle spalle veniva collocato lo spallaccio unito al bracciale e alla cubitiera per riparare il braccio e il gomito. Le mani erano protette dalla manopola, spesso con dita separate ricoperte da scaglie di metallo e all’interno foderata in cuoio. L’armatura lasciava scoperta la zona dell’inguine, protetta tramite un gonnellino di maglie di ferro. Sulle cosce vi erano il cosciale collegato alla ginocchiera e allo schiniere. La scarpa infine era composta da lamine articolate, alle quali si attaccavano gli speroni. Sopra l’armatura spesso veniva indossato il sorcotto, una tunica senza maniche, di stoffa preziosa, imbottito sul petto e stretto in vita, che arrivava a metà coscia; serviva a riparare dal sole e dalla pioggia e in genere veniva ricamato con le insegne del cavaliere.   XV-XVI-XVII secolo armature_5Nella seconda metà del Cinquecento, con l’uso ormai diffuso delle armi da fuoco, l’arte degli armaioli subì un rapido declino; solo l’industria della spada mantenne la sua importanza. Gli armaioli cercarono allora nuove forme e tempre per aumentare la resistenza delle armature creando piastre più spesse che resistevano ai colpi di moschetto, ma il peso dell’armatura salì a 45-50 Kg e aumentò anche il peso delle barde. Si cominciarono così a tralasciare pezzi dell’armatura: prima di tutto le barde, eccetto la sella ferrata e il frontale; al posto di schinieri e scarpe di ferro, si usavano alti stivali di cuoio, si inizia a fare a meno dei bracciali, mentre si mantiene la manopola sinistra, dal momento che la destra era coperta dall’impugnatura della spada. Nella seconda metà del XVII l’armatura era quasi del tutto scomparsa, sostituita dall’uniforme di panno. La cavalleria pesante la conserva ma in maniera molto ridotta. Inizia l’epoca delle uniformi, diverse a seconda dei corpi di appartenenza dei soldati.