Castello Cinquecentesco

14Con l’imperatore Carlo V, a partire dal 1539, avviene la ristrutturazione del maniero terminata probabilmente già nel 1553, anno di morte del vicerè Pietro de Toledo, il cui stemma campeggia al centro della volta della Sala Maria d’Enghien. Il castello venne munito, insieme alla città, di nuove opere difensive che rispondevano alle rinnovate esigenze belliche, diventando emblema della grandezza imperiale, oltre che luogo di difesa contro gli attacchi nemici. Il progetto fu affidato all’architetto militare Gian Giacomo dell’Acaya, “Ingegnere Generale del Regno”. L’edificio subì una consistente ristrutturazione degli ambienti che costituiscono il nucleo interno, che andò ad inglobare la precedente struttura medievale, e un ampliamento delle sue dimensioni con la messa in opera di un’imponente cortina muraria che andava a collegarsi a quattro possenti bastioni: della S. Trinità e di S. Croce sul lato verso la città, di S. Martino e di S. Giacomo verso l’esterno. Al castello si accedeva, come oggi, dalla Porta Reale, sul lato rivolto verso la città, mediante un ponte levatoio che oltrepassava il profondo fossato cinquecentesco, scavato tutt’intorno al castello e colmato alla fine dell’800. 15Nel Cinquecento fu realizzato, accanto all’ingresso medioevale del castello, dove oggi sorge la sagrestia della Cappella di Santa Barbara, un ambiente utilizzato con ogni probabilità come cucina. Si distingue infatti, al di sotto del pavimento in vetro, il profilo circolare e il piano in basoli di piromafo, particolare tipologia di pietra leccese con caratteristiche termiche, relativi ad un forno ed un piano cottura di forma rettangolare sempre in piromafo.   16Al di sotto della medievale “Torre Mozza”,  in un piano seminterrato, sono state messe in luce le “prigioni” del castello cinquecentesco, costituite da un ambiente quadrangolare suddiviso in due vani coperti da volte. Le pareti sono ricoperte da graffiti e bassorilievi lasciati dai carcerati: due iscrizioni in ebraico, volatili ed altri animali e figure umane, ma soprattutto stemmi delle casate a cui gli stessi prigionieri appartenevano. Le prigioni sono tristemente ricordate poichè trovò la morte nel dicembre del 1570 proprio l’architetto che le aveva fatte edificare, Gian Giacomo dell’Acaya, rinchiuso nelle segrete come debitore insolvente. 17Al di sotto del lato meridionale del cortile è un ambiente ipogeo che è stato interpretato come una grande cisterna d’acqua che, una volta dismessa, fu parzialmente riempita di terra mista a numerosi materiali archeologici (ceramica, ossa di animali, oggetti in metallo) che hanno fornito importanti informazioni sulla storia del castello medievale.     18Nel vano seminterrato al di sotto della Torre Magistra è collocata la Cappella della Madonna di Costantinopoli che presenta un altare settecentesco in pietra finemente decorato alla maniera barocca e tre medaglioni recanti gli affreschi di San Francesco di Paola, Santa Teresa e Sant’ Oronzo.       19Al primo piano è la grande sala del trono Maria D’Enghien al quale si accede oltrepassando un ricco portale rinascimentale. Il salone è sovrastato dallo stemma della famiglia dei Toledo-Osorio, a cui apparteneva il figlio del Vicerè Don Pedro de Toledo che governò a Lecce nel periodo di costruzione del castello. E’ probabile che questo grande salone, noto come Sala del Trono, fosse collegato, in epoca angioina, con la Torre Mozza e che fosse coperto con un soffitto piano in legno. Aveva sicuramente importanti funzioni di rappresentanza e le sue pareti erano forse decorate da affreschi e arazzi, di cui oggi non rimane traccia. Unico elemento decorativo che ancora si può ammirare è costituito dai peducci delle imposte di volta con teste aggettanti. 20Durante i lavori relativi alla ristrutturazione e all’ingrandimento del castello cinquecentesco l’antico fossato fu ingrandito e ricoperto da una volta a botte, trasformandosi così in galleria sotterranea utilizzata per scopi militari. Le gallerie sotterranee furono ampliate in corrispondenza degli angoli al di sotto dei bastioni a punta di lancia. Il sotterraneo del bastione di San Giacomo, nell’angolo sud-est, presenta una planimetria simile al bastione superiore con un grande pilastro centrale risparmiato nel taglio del banco di roccia. Lungo le pareti si distinguono le bocche da fuoco, poi murate, utilizzate per difendere il castello dagli attacchi di nemici ormai all’interno del fossato cinquecentesco. Sotto al bastione della Santa Trinità, invece, nell’angolo sud-ovest, troviamo un grande ambiente con due forni utilizzati per la produzione della ceramica