Metallurgia

metallurgica_2Per forgiare le armi in età medievale veniva utilizzato un acciaio al carbonio, detto dolce, cioè con una percentuale inferiore al 1 % di carbonio. Si otteneva così un metallo duttile e malleabile, facile da lavorare e con grande resistenza meccanica a trazione, a compressione e a frattura. Nel Medioevo non si era però in grado di stabilire a priori il tenore del carbonio. La lega veniva ottenuta in antenati degli altoforni, i cui mantici erano azionati da mulini: il ferro fuso veniva fatto colare in modo da entrare in contatto con il carbonio e scioglierne una parte, integrandola nella struttura. La lega veniva poi arroventata insieme a barre di ferro dolce e avvolta con esse in modo da formare una treccia, che veniva ribattuta in modo da far saldare assieme i due materiali e dargli la forma voluta. L’operazione di battitura era molto lunga in quanto richiedeva circa dalle 120 alle 180 ore di martellamento. Per realizzare un’ottima lama si usava un acciaio stratificato costituito da centinaia di lamine ottenute per ripiegamenti e saldature successive.Tramite questa operazione la struttura diventava omogenea ed acquisiva la robustezza tipica dell’acciaio, ma contemporaneamente la flessibilità del ferro dolce.   metallurgica_1Spesso al momento della forgiatura di una spada nel Medioevo si associavano particolari rituali atti a chiedere al demonio di ottenere una spada indistruttibile. A volte questo succedeva realmente perchè il rituale prevedeva l’immersione della spada rovente, durante la fase di ribattitura, in liquidi organici di origine animale quali sangue o urine. Per l’alta temperatura si rompevano i legami delle molecole organiche e la lega assorbiva in piccola parte elementi organici come l’azoto e il carbonio, che diventavano parte integrante del metallo. Le armature erano costruite su misura. Gli armaioli dovevano apporre il loro marchio su ogni pezzo, a garanzia del fatto che aveva superato la prova del tiro dell’arco o della balestra.