Abramo De Balmes e la sua famiglia

abramLecce aveva, a partire dalla metà del XIV secolo, una importante comunità ebraica, che risiedeva nel “pittagio di San Martino”, dove poi sorse la Basilica di Santa Croce e dove era collocata la sinagoga. L’atteggiamento della popolazione cristiana nei confronti degli ebrei appare in questo periodo ambivalente. Se da un lato abbiamo documentazione di atti di intolleranza (accuse di usura, restrizioni all’iniziativa imprenditoriale, obbligo di indossare il segno distintivo), vi furono tuttavia anche periodi di grande tolleranza come dimostra il fiorire dei loro studi e l’emergere di importanti personalità come Abramo De Balmes.   abram_2Lo spagnolo Abramo De Balmes arrivò a Lecce insieme a molti altri ebrei, probabilmente a seguito del clima di ostilità antisemita diffuso in molte aree della Spagna a metà del XV secolo. Rappresentò il livello sociale più alto che un ebreo avesse mai raggiunto in Italia meridionale. Fu medico personale del principe, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, e in seguito del re di Napoli Ferrante I, che nel 1472 gli confermò anche tutti i privilegi, soprattutto quelli fiscali, di cui lui e la sua famiglia godevano nel periodo precedente, aggiungendone di nuovi. Abramo fu anche uomo di vasta cultura, come dimostrano le opere copiate su sua commissione che ci sono pervenute.   abram_3Il prestigio di Abramo era tale che l’isolato in cui era collocata la sua abitazione prese il nome di vicinium Magistri Abraham. Ancora oggi, in via Abramo Balmes si ipotizza vi fosse la sua casa. Poche sono le notizie che conosciamo sulla vita di questo insigne personaggio della storia ebraica di Lecce. Durante le sommosse scoppiate in città nel 1495, in seguito all’entrata di Carlo VIII a Napoli, le cronache narrano di un fatto riguardante la figlia di Abramo, di nome Benedetta. Si racconta che la donna, insieme agli altri ebrei leccesi, si fosse rifugiata all’interno del castello. Scorto tra i saccheggiatori un caro amico, gli affidò un sacchetto d’oro, perle e altre gioie perché lo custodisse con promessa di una ricompensa, ma, calmata la sommossa, l’amico si rifiutò di restituire il prezioso deposito.   Qualche giorno dopo i cristiani invasero nuovamente la giudecca al grido “Muoiano, muoiano i giudei o si facciano cristiani”. Pur di aver salva la vita molti giudei che erano riusciti a fuggire o a nascondersi, tra cui uno dei figli di Abramo De Balmes, Mosè, si fecero cristiani e la sinagoga fu trasformata in chiesa cristiana sotto il titolo di Santa Maria Annunziata. La moglie di Mosè, sorella di un ricco ebreo di Bari, non seguì il marito nell’apostasia e rimase ebrea con i figli, costituendo uno dei non molti casi che si verificarono in quell’occasione nell’Italia meridionale, a testimonianza di un più forte attaccamento delle donne ebree alla propria fede.   abram_4La comunità ebraica di Lecce si impoverì e fu ridotta a un ruolo marginale nella vita cittadina; altri ebrei lasciarono la città. Tra questi Abramo De Balmes, omonimo del nonno, figlio del rabbino Mayer (o Mayr). Abramo, nato a Lecce, studiò all’Università di Napoli ottenendo il dottorato in medicina e filosofia nel 1492. Nel 1510 quando gli Ebrei vennero espulsi da Napoli, Abramo si trasferì a Venezia, dove ottenne la protezione del cardinale Domenico Grimani, di cui fu medico personale e con il quale iniziò un rapporto di amicizia; per lui tradusse numerose opere dall’ebraico in latino. Alla sua morte, avvenuta a Padova o a Venezia, l’Università gli rese solenni onori funebri, e una gran folla di studenti seguì il suo feretro.   MEDICINA EBRAICA abram_5In tutta Europa molti erano i medici ebrei nonostante il divieto, promulgato dalla Chiesa nella prima metà del XIII secolo, sancito da Federico III d’Aragona nel 1310 e abolito infine da Alfonso d’Aragona solo nel 1451, di esercitare la professione medica presso i cristiani, peraltro pubblicamente violato da pontefici, sovrani e aristocratici. Il gran numero di medici ebrei era dovuto al fatto che gli ebrei, come gli arabi, avevano ripreso, conservato e trasmesso il sapere degli antichi greci e dei romani in tutti i campi dello scibile, compresa la medicina. Secondo la tradizione tra i fondatori della famosa Scuola Salernitana di medicina, insieme ad un italiano, ad un greco e ad un arabo, vi era anche un ebreo. La leggenda narra che i quattro si rifugiarono, durante un temporale notturno, sotto gli archi dell’antico acquedotto dell’Arce, scoprendo il comune interesse per la medicina. Dall’XI secolo la Scuola diventò sempre più importante e si recavano a Salerno medici da tutta Europa. La scuola attuò una sintesi della tradizione greco-latina completata da nozioni provenienti dalle culture araba ed ebraica.