Vita quotidiana

vita_quotidiana_1La vita quotidiana dell’uomo medievale e rinascimentale si potrebbe descrivere associandola ai vari mestieri che gli appartenenti alle classi sociali più basse erano costretti a svolgere nel corso della loro vita. Innanzitutto sarebbe giusto considerare che il fluire del tempo era vissuto in maniera consapevole. Il tempo “naturale” era costituito dall’anno con le sue stagioni e dal giorno con l’alternarsi del dì alla notte. La vita domestica e quella lavorativa erano legate al giorno che aveva inizio con lo spuntar del sole e al canto del gallo e terminava al tramonto. Perciò la vita quotidiana alle nostre latitudini risultava essere molto più lunga in estate che in inverno. Non esisteva una precisa misurazione del tempo: l’ora si calcolava tenendo conto dell’altezza del sole e tutt’al più in base al suono delle campane della chiesa vicina. I primi orologi con meccanismi a ruote compaiono solo verso la fine del XIII sec. ed ebbero maggiore diffusione, soprattutto come orologi da torre, solo nei secoli XIV e XV, quando una società urbana di estrazione borghese sentì l’esigenza di una precisa pianificazione del tempo.   vita_quotidiana_3I contadini e le loro famiglie conducevano una vita molto umile con unica preoccupazione fondamentale quella di assicurare a se stessi e agli eventuali aventi diritto sulla terra da loro coltivata la produzione cerealicola, che ovunque costituiva l’ingrediente primario dell’alimentazione, specie per i ceti più modesti. La fragilità dell’agricoltura di fronte ai capricci della natura e la minaccia sempre incombente della carestia, unite alla difficoltà dei trasporti a distanza dei prodotti agricoli, forniscono la spiegazione di fondo di questo atteggiamento. Non tutti i contadini europei avevano lo stesso tipo di preoccupazioni dato che i fattori da prendere in considerazione variavano da luogo a luogo: sistema delle rotazioni, i tipi di aratri usati, il bestiame da lavoro disponibile, la produttività dei suoli. La partecipazione delle famiglie contadine ai mercati di villaggio o cittadini pare sia stata molto modesta. Più che fornitori di derrate di primaria importanza quali grano, vino e olio, che erano piuttosto oggetto di vendita da parte dei signori, i contadini erano fornitori di prodotti del pollaio e dell’allevamento familiare, di frutta fresca e secca, di formaggio e latte e di piccoli lavori di artigianato.   vita_quotidiana_2Prima dell’anno Mille prevale in tutta Europa un’attività artigiana limitata all’essenziale, svolta nelle campagne per le esigenze delle comunità di villaggio e per quelle delle corti di signori e grandi proprietari. Successivamente, il mondo dell’artigianato va incontro ad una profonda crescita e trasformazione. L’affermarsi di un’ economia cittadina e di regolari relazioni di mercato tra città e campagna assicurano lo sviluppo all’interno delle mura cittadine di un’altissima concentrazione di categorie produttive e di una forte divisione e specializzazione del lavoro. Nel mondo artigianale urbano la bottega è la più tipica unità produttiva, al tempo stesso luogo di produzione e di formazione. I numerosi elenchi superstiti di abitanti delle principali città del basso Medioevo e Rinascimento contengono centinai di mestieri diversi (fornai, macellai, vinai, sarti, fabbri, falegnami, vasai, stagnai, tessitori, orafi, ceramisti, lanai, speziali, pellicciai). Sia che venga svolto in autonomia sia alle dipendenze, alla base del lavoro artigiano stanno le conoscenze e le abilità tecniche per l’esercizio dell’arte, queste possono essere variabili a seconda dei mestieri e prevedono sempre un percorso di apprendistato.   vita_quotidiana_4Nell’Europa medievale si chiamavano corporazioni le associazioni di tutti coloro che in una determinata città esercitavano lo stesso mestiere. In Italia, nel Medioevo, queste corporazioni si chiamavamo prevalentemente Arti o Mestieri, nei paesi di lingua germanica Gilde. In origine le corporazioni funzionavano molto semplicemente: gli affiliati di una determinata corporazione si riunivano in gruppo e giuravano di restare uniti per difendere i loro interessi comuni e aiutarsi a vicenda in caso di bisogno. Con il passare del tempo, le arti diventarono un elemento molto importante nella struttura economica, politica e sociale di una città. Per esempio, nessuno, senza essere iscritto a un’arte che lo rappresentava, poteva esercitare un’attività. Gli statuti delle corporazioni, inoltre, disciplinavano minuziosamente tutto quanto riguardava l’attività del loro settore professionale: stabilivano in piena autonomia i prezzi, i salari e le condizioni di lavoro dei loro sottoposti, ostacolavano la concorrenza e provvedevano anche alla formazione professionale di coloro che intendevano diventare membri di quella corporazione, gli apprendisti. Dalla seconda metà del Quattrocento le corporazioni videro limitati i loro privilegi dal crescente potere degli Stati che non intendevano lasciare alle associazioni di mestiere la regolamentazione della vita economica. Tra il Cinquecento e il Seicento la struttura delle corporazioni appariva ormai superata e troppo rigida, non in grado di tenere il passo delle nuove esigenze dell’industria e dei grandi traffici commerciali.